Due mattoni di casa

140Edizioni Le Monnier 1975

Malgrado impegni e iniziative per rinsanare i quartieri malsani e costruirne di nuovi, attorno alle periferie delle grandi città restano le bidonvilles, le patetiche baracche in mattoni e lamiera dei disoccupati e dei sottocupati. Restano questi “borghetti” come li chiamano i romani, malgrado il rifiuto e talora l’isolamento ai quali li costringe la città, malgrado l’insicurezza e l’illegalità del loro stesso esistere. C’è nell’accanimento di questi cittadini senza città una motivazione profonda fatta di elementari diritti da far valere e più ancora di fiducia nel proprio destino di uomini e nella propria fortuna. Ci può essere un miraggio o una speranza o più ancora, e molto più semplicemente, l’attesa di un qualsiasi mutamento. Perciò non sanno e non vogliono tornare indietro: tornare indietro ignificherebbe infatti riaffondare inesorabilmete in una miseria senza uscita. In questo particolarissimo mondo vivono i personaggi di questa storia, Marco, suo padre e i loro amici, i ragazzi degli immigrati e gli adulti frustrati, ognuno con una speranza da maturare o un gesto da compiere secondo modi diversi di lottare e di vivere. E’ un libro destinato a fare riflettere e pensare, vivo e attuale.